La fine?

Discussione in "Archivio della centrale" iniziata da Check88Mate, il 30 novembre 2016.

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  1. Check88Mate

    Check88Mate Team Leader Team Darkorbit

    Un'immagine scomposta del sole. Va e viene.

    Dita congelate si stagliano sul mio visore. L'aria residua sta fuoriuscendo dalla crepa nell'abitacolo, luccicante come cristallo.

    Vedo di nuovo il sole mentre la nave si avvita lentamente nel vuoto. Posso solo stare a guardare... e morire.

    I resti dell'umanità sono avvizziti come braci di un fuoco morente. La luce è quasi svanita.
    La flotta Sibelon avanza imponente da tutte le direzioni su ciò che rimane delle difese dell'umanità. Si muove inesorabile verso il suo bersaglio: la Terra. I colori variopinti del pianeta saranno presto un ricordo.

    Mi assale un senso d'impotenza. La consapevolezza delle nostre colpe mi colpisce come un fulmine. Abbiamo svegliato un drago e l'abbiamo invitato a casa nostra, permettendogli di devastarla e ridurci in cenere. Non riesco a darmi pace.

    È davvero la fine? Non posso morire qui, in questo modo patetico, mentre assisto alla fine dell'umanità. Senza fare nulla!

    Colpisco freneticamente il pannello di controllo e ho la conferma che l'intelligenza artificiale è morta. Spazzata via dal sussulto del missile Sibelon, o dalle raffiche dell'incrociatore pesante. Non importa. Non c'è più.

    I miei occhi vagano sugli altri pannelli. Le luci lampeggianti mi dicono che i motori sono operativi, ma i sistemi di navigazione sono andati in pezzi. Un altro monitor indica che i laser funzionano a malapena, mentre un terzo schermo mi dice... che sto morendo!

    Distolgo lo sguardo dall'interfaccia del supporto vitale e mi concentro sui primi due schermi. Frugo febbrilmente nella memoria, nel tentativo di ricordare l'addestramento, le esercitazioni in cui il sergente Bradbury mi urlava contro. Mi diceva che un giorno mi avrebbero salvato la vita... e aveva ragione.

    Sgancio il meccanismo di rilascio della cintura, liberandomi dal seggiolino. L'assenza di gravità intralcia i miei movimenti nello stretto abitacolo mentre infilo la mano sotto al sedile. La scarsità di risorse seguita ai tre giorni di guerra non mi dà molte speranze, e invece eccola, trovo una cassetta di emergenza. Per fortuna, ero sopravvissuto alle prime due ondate.

    Stringo i pugni. Non dovrei pensare a certe cose. Ero sopravvissuto grazie alle mie capacità.

    Mi torna in mente la mia insegnante, Miss Imari, con il suo sorriso smagliante.

    "Daniel, sei un ragazzo intelligente. Riuscirai a realizzare i tuoi sogni."

    "Voglio vivere!"

    Sento il contenitore attraverso gli spessi guanti della tuta spaziale. Le labbra mi s'increspano in un asciutto sogghigno mentre tiro la cinghia di sgancio, liberando la cassetta. Miss Imari avrebbe sorriso.

    I ganci si aprono. Esamino gli strumenti e afferro quello che mi serve. Lo uso sui bulloni del pannello di sinistra e i giroscopi del dispositivo rispondono correttamente. Le vibrazioni che avverto attraverso il guanto mi rassicurano.

    Il colore della luce nell'abitacolo muta. Guardo a destra e mi accorgo che il bagliore del supporto vitale è ora di un arancione sbiadito. Scaccio le preoccupazioni dalla mente. Devo concentrarmi e agire, non disperarmi. È ora di tornare a combattere.

    "Voglio vivere!"

    Ripenso ai miei genitori, al loro giardino con la vecchia altalena appesa al platano e ai loro caldi abbracci al mio ritorno dalla scuola piloti. Erano così fieri di quel che ero diventato: un difensore della Terra, pronto a combattere fuorilegge, pirati e... alieni.

    Maledetti Kristallon e maledetta la loro tecnologia. Se non avessimo aperto il portale e non ci fossimo avventurati nelle profondità dello spazio per unirci al loro "Pantheon galattico", tutto questo non sarebbe accaduto. Non sarei qui a tentare disperatamente di sopravvivere e battermi per la sopravvivenza dell'umanità.

    Finalmente il pannello cede. Il fumo intrappolato viene risucchiato nel vuoto e si libra leggero mentre guardo all'interno per verificare i danni. Sono pesanti. Il panico torna ad assalirmi, ma ricordo nuovamente le parole del sergente Bradbury.

    "Respira, Durand. Concentrati e respira! C'è sempre una soluzione."

    Le sue parole mi spronano. Guardo di nuovo e scorgo cavi e circuiti che riconosco. Ricordo come aggirarne alcuni e sostituirne altri. Risolvo gli ultimi problemi con l'astuzia, usando un delicato strumento per improvvisare un circuito a ponte.

    Alla fine, il pannello di controllo principale si attiva e mostra un singolo messaggio.

    Navigazione ripristinata.

    Miss Imari sarebbe felice, i miei genitori fieri. E il sergente Bradbury? Be', me lo immagino che grugnisce soddisfatto mentre mastica lo stuzzicadenti e mormora che ci avrebbe messo di meno.

    "Voglio vivere!"

    Non ha senso sostituire il pannello. Inoltre, mi serve un accesso veloce nel caso debba eseguire altre riparazioni e l'unica cosa che la strumentazione di destra mi mostra è l'esigua potenza di fuoco che mi è rimasta. Ma ora non ho bisogno di pensieri negativi. È ora di essere ottimista e ricominciare a combattere.

    Premo il pulsante e, mentre mi riallaccio la cintura, avverto la vibrazione dei motori, il rassicurante fremito dell'energia che percorre la mia nave. Aggiorno le coordinate nel nav-com, controllo la rotta di volo e mi preparo all'ingaggio. Do un'occhiata a sinistra e vedo l'immagine congelata di Karen, la mia ragazza. Tolgo i cristalli di ghiaccio e vedo la scintilla nei suoi occhi. Tocco il visore con le dita, portando un bacio dalle mie labbra alle sue.

    Ora il mio obiettivo è la Terra, un punticino blu nell'oscurità. Strali di luce danzano tra le navi che la circondano. Le difese orbitali sono attive, ultima linea di resistenza contro la feccia Sibelon. Senza pensare, attivo i motori e lancio la mia nave nella mischia.

    All'improvviso il cielo si riempie di luci, laser ed esplosioni si riflettono su ogni superficie e detrito. Catapulto il mio caccia malmesso nel cuore dello scontro, sfrecciando sotto a un incrociatore pesante Sibelon e volteggiando oltre i suoi massicci ma lenti cannoni. Sfioro la sua ombra e colgo di sorpresa due ignari caccia Sibelon.

    Entrambi cadono velocemente sotto i miei proiettili, tra inutili e patetici tentativi di liberarsi dalla mia morsa. L'attacco a sorpresa compensa la potenza di fuoco ridotta. Muoiono, pagando per tutte le loro vittime, per la loro intolleranza e per coloro che minacciano. Muoiono per Karen, per i miei genitori, per Miss Imari. Perfino per Bradbury! Hanno ignorato le nostre richieste di pace e clemenza. Meritano di morire.

    Ne ho uno in coda, perciò capovolgo la nave con una manovra spettacolare, subendo più G di quanti pilota e nave dovrebbero essere in grado di sopportare. Perdo i sensi per un secondo, schiacciato dalla pressione, prima di tornare cosciente. Osservo sullo schermo il puntino che rappresenta il nemico: tenta di restarmi incollato. Contrasto le sue mosse, una a una.

    Il sistema di comunicazione crepita improvvisamente. Mi sono abituato al silenzio e l'ordine improvviso che arriva dagli altoparlanti mi coglie di sorpresa.

    "A tutte le navi nel settore 4-B! A tutte le navi nel settore 4-B! Il bombardiere Sibelon ha evitato le batterie orbitali. Coordinate in arrivo. Impeditegli di avanzare!"

    Poche risposte. Troppo poche. La rotta del bombardiere compare sullo schermo. Sono uno dei due piloti che può intercettarlo.

    "Voglio vivere!"

    Do energia ai propulsori e avverto l'inerzia della nave che sfreccia verso il mio nuovo bersaglio. Uno sbuffo infuocato testimonia che l'altro umano all'inseguimento è stato abbattuto. Sono rimasto solo io.

    Il mio caccia piroetta nel fuoco nemico evitando maldestramente i detriti, mentre il bombardiere Sibelon si fa sempre più grande. I portelloni si aprono: è pronto a sganciare il suo carico di morte. E io sono troppo lontano.

    Spingo all'estremo i motori nel tentativo di arrivare a portata, ma sono troppo lento. Il vuoto lampeggia di verde mentre la bomba viene sganciata e penetra nell'atmosfera, diretta verso le Hawaii. Per un istante, smetto di respirare.

    Bradbury, Miss Imari, i miei genitori... Karen!

    "Voglio che vivano!"

    L'impatto è enorme. Un'onda d'urto circolare si allarga sul Pacifico, vaporizzando il mare e tutto ciò che incontra. Grandi nubi di vapore segnalano la distruzione, grande come l'orizzonte.
    Le mie guance sono rigate di lacrime che non riesco ad asciugare. Lacrime di tristezza, rabbia, o angoscia? Non ha più importanza. Mi resta solo la vendetta.

    I portelloni del bombardiere sono ancora aperti: la potenza distruttiva della nave di fronte a me mi sovrasta. La Terra è sull'orlo della distruzione e, mentre valuto le opzioni a disposizione, capisco di avere soltanto una scelta.

    Le dita si muovono verso i comandi del propulsore sub-luce. Non dovrei usarlo mai nelle situazioni di scontro ravvicinato. Ricordo i momenti passati a giocare con il mio cane vicino all'altalena, gli occhi di Karen che risplendono... poi premo il pulsante. Il resto è storia.

    "È tempo di morire!"

    [​IMG]

    Molti guerrieri coraggiosi sono morti durante la Guerra dei tre giorni. Dobbiamo le nostre vite a tutti loro.

    Tuttavia, le Forze Terrestri Unite assegnano la medaglia al valore al pilota di seconda classe Daniel Durand. Il suo sacrificio non ha solo impedito la distruzione della Terra, ma anche salvato l'umanità dall'estinzione.

    A breve sarà organizzata una cerimonia commemorativa per tutti i nostri piloti.

    La Terra resiste!

    Comando FTU
     
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